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Cedolare secca o canone concordato? Guida pratica per proprietari di case in affitto

Aug 5, 2025

Tassazione degli affitti: vantaggi e differenze tra cedolare secca e canone concordato

Nel mercato delle locazioni abitative, una delle decisioni più importanti per un proprietario è la scelta del regime fiscale più adatto al proprio immobile e alla propria strategia di rendimento. Tra cedolare secca e canone concordato, le differenze sono sostanziali e incidono su tassazione, burocrazia, rendimento netto e gestione contrattuale.

In questa guida aggiornata al 2025, analizziamo nel dettaglio le due opzioni e offriamo strumenti pratici per aiutarti a scegliere consapevolmente.

Cos’è la cedolare secca

La cedolare secca è un regime opzionale che consente al locatore di sostituire:

  • IRPEF e relative addizionali

  • Imposta di registro

  • Imposta di bollo

con un’unica imposta sostitutiva.

Aliquote 2025:

  • 21% su contratti a canone libero (4+4)

  • 10% su contratti a canone concordato (3+2) in Comuni ad alta tensione abitativa o con carenze di disponibilità abitative

Requisiti principali:

  • Immobile a uso abitativo (categoria catastale da A1 ad A11, esclusa A10)

  • Contratto registrato regolarmente

  • Non si possono applicare aumenti ISTAT durante la vigenza del contratto

Vantaggi:

  • Semplificazione fiscale

  • Aliquote agevolate

  • Nessun acconto o saldo IRPEF

  • Nessun cumulo con altri redditi

Svantaggi:

  • Nessuna possibilità di rivalutazione ISTAT

  • Non sempre conveniente in caso di redditi bassi con molte detrazioni fiscali

Cos’è il canone concordato

  • Il canone concordato si basa su accordi territoriali stipulati tra le associazioni dei proprietari e degli inquilini, validati dai Comuni. Tali accordi definiscono i valori minimi e massimi entro cui può essere determinato il canone.

    Tipologie di contratto:

    • Contratto abitativo 3+2

    • Contratto per studenti universitari (6 mesi – 3 anni)

    • Contratto transitorio (1 – 18 mesi)

    Dove si applica:

    • Comuni ad alta tensione abitativa (art. 1 D.M. 16 gennaio 2017)

    • Città universitarie

    • Centri urbani con forte mobilità abitativa

    Vantaggi fiscali:

    • Aliquota cedolare secca ridotta al 10%

    • Detrazioni IRPEF se non si opta per la cedolare

    • Riduzioni su IMU e TASI (fino al 25% o più, a seconda dei Comuni)

    • Agevolazioni per l’inquilino

    Attenzione:

    • Il canone non è libero ma calcolato su parametri prefissati

    • È richiesta asseverazione da parte delle associazioni firmatarie degli accordi locali

    • Il contratto deve rispettare un format ministeriale

Quando scegliere l’uno o l’altro regime?

Ecco alcune situazioni pratiche per aiutarti a orientarti:

Confronto pratico: simulazione di redditività

Immaginiamo un immobile a Torino affittato a 800 € al mese. Ecco come cambia la tassazione:

▪️ Cedolare secca 21% (contratto libero):

  • Canone annuo: 9.600 €

  • Imposta sostitutiva: 2.016 €

  • Reddito netto: 7.584 €

▪️ Canone concordato 3+2 con cedolare secca 10% (canone massimo previsto: 700 €/mese)

  • Canone annuo: 8.400 €

  • Imposta sostitutiva: 840 €

  • Reddito netto: 7.560 €

    • eventuali sgravi IMU e TASI

Conclusione: nonostante il canone ridotto, il regime agevolato garantisce un rendimento simile o superiore, soprattutto in città con imposte locali elevate.

Adempimenti e aspetti burocratici

Per la cedolare secca:

  • Opzione da comunicare in sede di registrazione (Modello RLI)

  • Nessun bollo né imposta di registro

  • Va indicata anche nella dichiarazione dei redditi (quadro RB)

Per il canone concordato:

  • Contratto redatto su modello ministeriale

  • Canone calcolato in base agli accordi territoriali

  • Obbligo di asseverazione da parte di un’organizzazione firmataria

  • Possibile richiesta agevolazioni IMU al Comune

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