Tassazione degli affitti: vantaggi e differenze tra cedolare secca e canone concordato
Nel mercato delle locazioni abitative, una delle decisioni più importanti per un proprietario è la scelta del regime fiscale più adatto al proprio immobile e alla propria strategia di rendimento. Tra cedolare secca e canone concordato, le differenze sono sostanziali e incidono su tassazione, burocrazia, rendimento netto e gestione contrattuale.
In questa guida aggiornata al 2025, analizziamo nel dettaglio le due opzioni e offriamo strumenti pratici per aiutarti a scegliere consapevolmente.
Cos’è la cedolare secca
La cedolare secca è un regime opzionale che consente al locatore di sostituire:
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IRPEF e relative addizionali
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Imposta di registro
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Imposta di bollo
con un’unica imposta sostitutiva.
Aliquote 2025:
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21% su contratti a canone libero (4+4)
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10% su contratti a canone concordato (3+2) in Comuni ad alta tensione abitativa o con carenze di disponibilità abitative
Requisiti principali:
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Immobile a uso abitativo (categoria catastale da A1 ad A11, esclusa A10)
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Contratto registrato regolarmente
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Non si possono applicare aumenti ISTAT durante la vigenza del contratto
Vantaggi:
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Semplificazione fiscale
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Aliquote agevolate
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Nessun acconto o saldo IRPEF
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Nessun cumulo con altri redditi
Svantaggi:
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Nessuna possibilità di rivalutazione ISTAT
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Non sempre conveniente in caso di redditi bassi con molte detrazioni fiscali
Cos’è il canone concordato
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Il canone concordato si basa su accordi territoriali stipulati tra le associazioni dei proprietari e degli inquilini, validati dai Comuni. Tali accordi definiscono i valori minimi e massimi entro cui può essere determinato il canone.
Tipologie di contratto:
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Contratto abitativo 3+2
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Contratto per studenti universitari (6 mesi – 3 anni)
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Contratto transitorio (1 – 18 mesi)
Dove si applica:
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Comuni ad alta tensione abitativa (art. 1 D.M. 16 gennaio 2017)
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Città universitarie
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Centri urbani con forte mobilità abitativa
Vantaggi fiscali:
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Aliquota cedolare secca ridotta al 10%
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Detrazioni IRPEF se non si opta per la cedolare
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Riduzioni su IMU e TASI (fino al 25% o più, a seconda dei Comuni)
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Agevolazioni per l’inquilino
Attenzione:
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Il canone non è libero ma calcolato su parametri prefissati
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È richiesta asseverazione da parte delle associazioni firmatarie degli accordi locali
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Il contratto deve rispettare un format ministeriale
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Quando scegliere l’uno o l’altro regime?
Ecco alcune situazioni pratiche per aiutarti a orientarti:
Confronto pratico: simulazione di redditività
Immaginiamo un immobile a Torino affittato a 800 € al mese. Ecco come cambia la tassazione:
▪️ Cedolare secca 21% (contratto libero):
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Canone annuo: 9.600 €
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Imposta sostitutiva: 2.016 €
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Reddito netto: 7.584 €
▪️ Canone concordato 3+2 con cedolare secca 10% (canone massimo previsto: 700 €/mese)
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Canone annuo: 8.400 €
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Imposta sostitutiva: 840 €
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Reddito netto: 7.560 €
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eventuali sgravi IMU e TASI
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Conclusione: nonostante il canone ridotto, il regime agevolato garantisce un rendimento simile o superiore, soprattutto in città con imposte locali elevate.
Adempimenti e aspetti burocratici
Per la cedolare secca:
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Opzione da comunicare in sede di registrazione (Modello RLI)
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Nessun bollo né imposta di registro
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Va indicata anche nella dichiarazione dei redditi (quadro RB)
Per il canone concordato:
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Contratto redatto su modello ministeriale
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Canone calcolato in base agli accordi territoriali
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Obbligo di asseverazione da parte di un’organizzazione firmataria
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Possibile richiesta agevolazioni IMU al Comune
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